Lungo la Valdaso, fra frutteti e vigne, spicca monumentale il Mulino di Sisto V, uno fra i rari esempi marchigiani di mulino fortificato. La sua presenza ed attività è attestata fin dal 1320, come testimonia il più antico Catasto Storico Comunale di Montalto (Catastrum Vetustior). La struttura si sviluppa su tre livelli: presenta nel seminterrato ancora le macine impiegate per la lavorazione del frumento, il secondo era adibito a dimora del mugnaio ed il terzo, con regolare merlatura e cammino di ronda a protezione del mulino dagli attacchi dei banditi, fu ricoperto in epoca successiva da un tetto a falde e trasformato in piccionaia. L’elemento qualificante dal punto di vista architettonico è costituito proprio dalla merlatura che rendeva il Mulino Fortificato. Di particolare interesse nella parete nord-est, sopra l’ingresso del mulino è lo stemma scolpito in pietra arenaria che presenta due coppie di chiavi decussate e cinque monti sovrastati da una palma a cinque rami. Sul campo da cui emerge lo stemma ornato a destra e a sinistra nella parte superiore da due rosette, si legge la data 1525, lo stemma è quindi riferibile al periodo del pontificato di Clemente VII (Giulio De Medici). La dizione Mulino di Sisto V deriva in realtà semplicemente dal fatto che in data 27 gennaio 1567, a firma del Notaio Nicola Mazzocchi, i Signori Priori della Comunità di Montalto avevano stipulato l’atto con cui veniva sancita la cessione relativa alle rendite del Mulino sull’Aso per cinque anni a Felice Peretti (futuro Sisto V) e a sua sorella Camilla, a scomputo dei complessivi 600 fiorini che la Comunità aveva ricevuto in prestito dal Peretti. L’edificio svolge la sua originaria funzione di mulino ancora nella seconda metà del ‘700, esercitando un ruolo di fondamentale importanza all’interno della vita economica, rurale e cittadina dei paesi gravitanti sulla media Valle dell’Aso. Questo aspetto è testimoniato nel Catasto del 1772. Durante il pontificato di Pio VI, nel periodo che va da giugno a settembre dell’anno 1797, nell’edificio adibito a Mulino fu impiantata una Zecca per coniare Madonnine e Sampietrini.Smantellata la zecca l’edificio continuò a svolgere la sua originaria funzione. Oggi, totalmente restaurato, ospita al piano superiore oltre cinquanta scatti storici, gran parte dei quali prodotti nel primo Novecento da Carlo Baffoni, pioniere della fotografia del Piceno. Gli spazi del pianoterra dell’antica struttura, invece, presentano l’esposizione permanente “Come l’acqua soffia come il vento scorre” un progetto dell’artista Alex Urso, che ha rivisitato l’archivio fotografico in chiave contemporanea oltre a elementi d’arredo del passato, puzzle ispirati agli scatti dell’archivio fotografico, tracce audio con voci narranti, video storici e il sapiente utilizzo della realtà aumentata per ricreare alcuni degli scatti conservati al piano superiore. Già centro di eventi e di manifestazioni collettive, residenze artistiche, conferenze, concerti, luogo di promozione dei prodotti vitivinicoli e ortofrutticoli della Valdaso, l’esterno recentemente valorizzato e sistemato è un ottimo motivo per riposarsi, rifocillarsi con un pic nic, o semplicemente fermarsi a godere della suggestiva bellezza del luogo che dialoga con la natura.
















