Situata sopra una rupe a 394 msl, un tempo comune autonomo, è definita “la piccola Urbino” per via delle numerose salite e discese che la compongono e per l’anima prettamente rinascimentale delle sue architetture.
L’origine del nome viene ricollegata al latino Paternus. Sono numerose le testimonianze archeologiche risalenti all’antichità romana. Già comune medievale, il castello presentava la tipica struttura fortificata e apparteneva ai potenti Signori di Monte Passillo, da questi successivamente ceduto agli abati farfensi ed infine alla città di Ascoli nel 1249, con la quale conserva ancora un legame partecipando all’annuale Torneo cavalleresco della Quintana. Particolarmente significativa per la lettura della storia di Patrignone, è la misteriosa iscrizione sulla Porta detta del Borgo, dalla quale si evince che la stessa fu fatta nel 1262 sotto il regno di Manfredi, figlio di Federico II. Conserva l’impianto storico, suggestivamente incastonato nel paesaggio collinare, con porte residue di una cinta muraria ed edifici dei secoli XV-XVII. Patrignone scrive le pagine più significative della sua storia nei secoli XV e XVI, producendo monumenti, opere d’arte e dando i natali all’illustre famiglia dei Bonfini, distintisi nelle arti come pittori, valenti intagliatori del legno e studiosi di fama internazionale come l’umanista Antonio Bonfini, profondo conoscitore e autore della storia ungherese. Fu comune autonomo fino all’Unità d’Italia. Nel 1866 fu aggregata all’attuale capoluogo. Una realtà dunque quella di Patrignone, unica e significativa per le tante personalità che ha saputo esprimere e il fermento culturale alimentato nei secoli è tangibile nella densità di opere d’arte presenti, inoltre le architetture, sobrie e raffinate al contempo, denotano una viva sensibilità verso la bellezza che si respira ovunque.